POLVERE DI GIUDEA (Quintilio, Vita tra Repubblica e Impero Vol. 7) (Italian Edition) by Rossi Claudio

autore:Rossi, Claudio
La lingua: ita
Format: epub
editore: amazon

Durante il crepuscolo una delle sentinelle notò la presenza di un lontano osservatore. Non si poteva essere certi che stesse spiando noi, ma era assai improbabile che si trattasse di un isolato pastore.

Approfittai dell'ultima luce e aiutai Crispo a medicare con l’aceto sia il tribuno che Atilio, il legionario ferito alla spalla, poi cercammo di sonnecchiare alcune ore affidandoci alle sentinelle.

Nel cuore della notte i legionari andarono a recuperare i cavalli dal vallone dove erano stati celati, li portarono a bere e misero loro le selle tenendoli tranquilli.

Venne preparato tutto con la massima cura: ognuno dei nove legionari aveva la sua funicella legata alla sella con la quale avrebbe condotto il cavallo di scorta.

Il tribuno Elpidio fece preparare del minestrone di farro con un po’ di carne essiccata, e tutti cenammo prima della partenza.

Studiai il cielo insieme con il decano Siro; gli feci memorizzare una certa stella che era ben visibile e la cui posizione sarebbe rimasta fissa almeno per il tempo che serviva loro per raggiungere il sentiero che costeggiava il Mare del Sale.

Il drappello passò infine a salutare silenziosamente il tribuno che disse loro le ultime parole: «La fortuna sia con voi! Non fermatevi mai, non perdete tempo, non accettate combattimenti. Vale!»

Essi aspettarono un’altra mezz’ora finché una benaugurante nuvolaglia venne portata dal vento davanti al sottile quarto di luna rendendo un po’ più buia la notte, infine silenziosi si avviarono.

Io e Crispo rimanemmo per un bel pezzo ad ascoltare se mai si udisse rumore di scontri o voci.

Non si udì nulla, né si videro fiaccole accendersi, e ne concludemmo che i nostri legionari erano riusciti a passare senza scontrarsi con i beduini.

Ora toccava a noi. Aiutammo il tribuno a prendere posto nell'improvvisata barella e ci avviammo nella direzione opposta, verso la strada che saliva alla fortezza Machaerus.

Domizio, carico di un pesantissimo sacco di viveri e due ghirbe d’acqua, venne lasciato alla retroguardia, staccato da noi di una cinquantina di passi; di più non era possibile perché altrimenti ci avrebbe persi di vista. Crispo guidava la barella, io stavo dietro. Dopo mezzo miglio avevo già le braccia distrutte. Passai in retroguardia con la sacca pesante al posto di Domizio e lui mi sostituì alla barella.

Di tanto in tanto venne dato il cambio a uno dei due che stavano alla barella e in breve riuscimmo a raggiungere la strada e da lì si cominciò la salita.

Per quanto ci sforzassimo la nostra marcia era lentissima, tant’è che né Hicesius né il giovane Atilio ebbero difficoltà a tenere il passo.

Ogni tanto ci guardavamo indietro e fummo confortati dal non vedere torce muoversi nella piana che ormai era leggermente più in basso rispetto a noi. I nostri uomini guidati dal decano Siro erano riusciti a scavalcare le sentinelle, e ora erano lungo la strada per Jerusalem.

Camminare al buio reggendo la barella improvvisata si rivelò uno sforzo eccessivo e in breve, aggravato dalla maggior fatica che ci comportava la salita, divenne difficile da sostenere.

Domizio aveva con sé una fune di cuoio intrecciato con la quale avviammo qualche modifica alla barella ricavando due bretelle.

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